"Together", evento collaterale 56° Biennale di Venezia

"Devi cercare di insegnare senza che si rendano conto che lo stai facendo. Se se ne rendono conto è già troppo tardi”. Quando ho letto questa frase ho pensato che esprimesse esattamente la mia opinione. Devi lasciare messaggi che sembrino silenziosi e che vadano calando a poco a poco. Ci vogliono molti anni, molta pazienza e molta fiducia in se stessi.

Il messaggio sopra riportato appartiene all’artista Jaume Plensa, originario di Barcellona e attualmente l'unico artista vivente che abbia avuto l’onore di avere una mostra a lui dedicata presso il Nasher Sculpture Center di Dallas.

Geniale e modesto nello stesso tempo, ha esposto le sue opere in tutto il mondo, all’interno di musei e gallerie come e principalmente all’aria aperta, tanto in contesti cittadini quanto in quelli naturali.

E’ sbarcato anche a Venezia, presentando ‘Together’, evento collaterale della 56° Biennale Veneziana: questo progetto prevede alcune delle sue opere esposte all’interno della Basilica di San Giorgio Maggiore dal 7 maggio al 22 Novembre 2015.

Il trasporto di queste opere è stato curato da MA-CO ITALIA, che si è trovata a gestire strutture con caratteristiche molto diverse tra loro: il peso delle opere variava dai 48 ai 930 kg, così come la loro altezza dai 67 cm ai 4,25 metri.

Plensa raccontato attraverso "Together"

I gruppi di opere esposte erano essenzialmente 4: un volto ed una mano benedicente in acciaio inossidabile, una serie di 5 statue in alabastro e 4 ritratti. Ognuna di esse racchiude in sé i credo di Plensa: descrivendole si può quindi avere un’immagine di quello che l’artista vuole esprimere attraverso le sue creazioni.

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‘Mist’, 2014

Stainless steel, 525 x 531 x 425 cm

E’ la prima opera che si incontra entrando nella Basilica di san Giorgio Maggiore, raffigurante un volto definito dall’intrecciarsi di fili d’acciaio e dall’alternarsi di spazi vuoti. Ciò che percettibilmente salta all’occhio è la mancanza di protezioni intorno alla stessa: il senso comune, avvezzo alla non accessibilità alle opere, ci imporrebbe di tenerci a debita distanza, ma così facendo rischieremmo di fare un torto all’artista. Invitandoci ad ‘accarezzare’ le sue opere, Plensa cerca e vuole questo contatto: lo dimostrano la sua predisposizione allo spazio pubblico e le costanti dicotomie che presenta. Interno / esterno, fronte / retro, chiaro / scuro (resi, nelle opere all’aria aperta, dal mutare della luce nelle varie ore del giorno), non sono altro che degli espediente che l’artista utilizza per connettersi a livello intuitivo con i suoi spettatori, e spesso è la stessa partecipazione dei fruitori che completa l’opera (basti pensare alla sua Crown Fountain a Chicago).

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Together, 2014

Stainless steel, 147 x 120 x 425 cm

Secondo elemento che si incontra procedendo lungo la navata è una mano benedicente, sospesa sotto la cupola della basilica; tale opera dà il proprio contributo spirituale ad un luogo, progettato dall'architetto Palladio, che da oltre 400 anni è spazio di culto, meditazione e scambio.

La mano, invitandoci a guardare verso l’alto per ammirare l’architettura della basilica, mostra l’attenzione minuziosa che Plensa ha prestato alle luci, scala, spazio e sacralità del luogo prima di inserirvi le sue creazioni.

Together riprende lo stesso gioco di interno/esterno incontrato in Mist, ma in questo caso a definire gli spazi non sono più le intelaiature di acciaio, bensì le lettere di 8 diversi alfabeti: questo combinarsi di simboli rappresenta l’unione delle diversità culturali, perchè ‘Le lettere graficamente sono molte belle, sono state corrette e ripulite nel corso di generazioni, fino a ridursi a segni essenziali. Come puoi rappresentare una cultura meglio che con il suo alfabeto?’.

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Alabaster Heads ‘Lou, Olivia, Duna, Sanna II, Laura III’, 2015

Alabaster, variable dimensions

Questa meravigliosa serie di volti in alabastro esprime appieno quella che è l’attenzione di Plensa per i materiali. Materiali pesanti quali ferro e bronzo ma anche plastiche, vetro e i moderni media (acqua, luce, suono, video, testi) sono le materie prime dalle quali ricava le sue opere, ricordando sempre che ‘Le tecniche non sono mai una direzione, semmai un veicolo. Nella mia opera, la tecnologia è ciò di cui ritengo di avere bisogno per esprimere quella determinata idea’.

Tornando alle opere in oggetto, singolare è il fatto che le sculture in alabastro e in pietra siano sempre bambine, tra i 9 e i 12 anni. I volti appaiono sempre allungati rispetto ai volumi canonici, deformazione delle proporzioni che fa apparire le protagoniste più grandi della loro età: questo avviene perché per Plensa il futuro - come concetto - è femminile, e già le bimbe in potenza esprimono l’avvenire.

Slumberland XIII (Olivia), 2014

Slumberland XIV (Natalie), 2014

Slumberland XV (Laura), 2014

Graphite on paper, 143 x 113 cm each

Questi ritratti e disegni, ultimi nell’essere descritti ma non per questo meno importanti, accompagnano l’installazione: essi sono la prova che la mestranza di Pleansa emerge tanto dall’acciaio e dalla maestosità della opere precedenti quanto dalla singola grafite.

Collegamenti:
Jaume Plensa website: http://jaumeplensa.com/
Articoli su ‘Together’, Collateral Event of the 56th Venice Biennale:
http://www.myartguides.com/venice-art-biennale-2015/art-biennale/collateral-events/item/5009-jaume-plensa-together
http://www.arte.it/art-calendar/venice/exhibition-together-jaume-plensa-15253
http://jaumeplensa.com/venice2015/
https://aajpress.wordpress.com/2011/04/12/jaume-plensa-chichester-cathedral/
Intervista allo scultore:
http://www.digicult.it/it/digimag/issue-057/the-poetics-of-the-intangible-a-conversation-with-jaume-plensa/