Ma-co Italia traspora le opere per la grande mostra del vedutista veneziano a Palazzo Correr

Dal 28 maggio al 20 novembre, il Museo Correr ospiterà una grande mostra per celebrare il più innovativo vedutista dell’Ottocento, sognatore e patriota: Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866).

La mostra, intitolata “IPPOLITO CAFFI 1809 – 1866. Tra Venezia e l’Oriente” e curata da Annalisa Scarpa, E’ stata promossa e prodotta da Fondazione Musei Civici di Venezia, Civita Tre Venezie, Villaggio Globale International.

MA-CO ITALIA ha fornito il proprio supporto per la logistica, trasportando le opere in mostra.

La rassegna è stata organizzata a celebrazione dei 150 anni dalla morte di Ippolito Caffi (avvenuta durante la battaglia di Lissa nel corso dell’affondamento della Re d’Italia) e dall’annessione di Venezia e del Veneto all’Italia.

Per la prima volta dopo mezzo secolo, è stato esposto nella sua totalità il prezioso e semi-sconosciuto corpus di oltre 150 dipinti che la vedova di Caffi, Virginia Missana, aveva do-nato nel 1889 alla Città di Venezia (oltre quaranta di questi provengono dalle raccolte del-la Fondazione Musei Civici di Venezia), insieme ad un gruppo di oltre 150 disegni sciolti e schizzi (già conservati al Museo Correr) e 23 album.

Nonostante i suoi tanti viaggi in Italia, Europa e nel bacino del Mediterraneo, Venezia fu per Caffi il suo primo e grande amore: fu la prima città che incontrò scendendo dalle mon-tagne del Bellunese è quella che decise di adottare per la vita, lottando per la sua libertà e regalandoci di lei tele di struggente bellezza.

Definito per la sua abilità prospettica l’ultimo erede di Canaletto, Caffi arricchì la tradizio-ne vedutista col suo personale studio dei chiaroscuri: tra bagliori artificiali e di luce natu-rale, la luce emotiva di Caffi è il tratto distintivo delle sue produzioni.

Ippolito Caffi: Una vita tra arte e passione politica

Ippolito Caffi, erede del vedutismo settecentesco ma anche suo profondo innovatore, plasmò la sua vita all’insegna dell’arte e della politica: instancabile viaggiatore, fu un artista-reporter e patriota che, mosso dal desiderio e dalla necessità di esplorare nuovi mondi, documentò e meticolosamente fissò su tela tutte le realtà che incrociò. Trovando nel viaggio una fonte continua d’ispirazione, fer-vore e conoscenza, Caffi fece della pittura descrittiva la vera anima della sua arte, traghettando con le sue inedite soluzioni cromatico-luministiche il genere della veduta nella modernità.

Dalle opere dell’artista emergono i suoi credo: l’attenzione (quale retaggio della scuola canalettesca ed accademica) per la prospettiva, il formato orizzontale (una visione a 360° del paesaggio ereditata da Vanvitelli) e un personalissimo e ricercato studio sugli “effetti speciali della luce” e le rese atmo-sferiche.

Si è sottolineato come Caffi sia un viaggiatore che “sa prendere pittoricamente possesso di un luo-go”: per indagare la sua arte bisogna quindi indagare la sua stessa vita, fatta di città e di scenari di feste suggestive, vedute notturne, cieli nebbiosi e tramonti infuocati.

Caffi lascia la sua città natale nel 1825 per andare a studiare a Padova e frequentare poi l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Sebbene il suo amore per i viaggi e la sua indole attivista lo porteranno lontano da Belluno, tornerà spesso nella propria città, e molte testimonianze artistiche di ciò ci restano tutt’oggi.

Tra le città italiane visitate, Venezia e Roma saranno quelle più importanti per l’artista: le troviamo, unite e virtualmente dialoganti, negli affreschi che il pittore realizzò nelle salette del famoso Caffè Greco a Roma (1837): due vedute di Venezia e due di Roma delle quali rimane oggi solo il Ponte di Rialto.

A Venezia, Caffi si forma artisticamente, studiando prospettiva, anatomia e nudo nell’ambiente, mentre a Roma, dove il pittore bellunese giunge nel gennaio del 1832 ospite del cugino pittore Pao-letti, supererà in parte le regole del Settecento per risentire della veduta ricca di memorie e di varia-zioni luministiche suggerita dalla pittura europea del tempo.

Risalgono al primo soggiorno romano alcuni lavori che ebbero grandissima fortuna, in particolare la “Festa dei moccoletti in via de Corso”. Tale opera, un tripudio di bagliori sovrastanti una vivacissima folla, dovette essere replicata da Caffi ben 42 volte: tra gli esemplari più noti, quelli di Ca’ Pesaro, della Galleria nazionale d’arte moderna a Roma e del Museo Thorvaldsen a Copenaghen.

Spinto dalla ricerca di luoghi nuovi ma anche dal desiderio di conoscere popolazioni e culture poco note, Caffi salpò dal porto di Napoli il 5 settembre del ’43, per intraprendere un percorso che coin-ciderà con la sua stagione artisticamente più fertile.

In un susseguirsi d’emozioni ed incontri, la luce vivida e le geometrie perfette delle vedute di Atene (ove il candore del marmo si sposa con l’azzurro del cielo) lasciano il posto a immagini più liquide e avvolte in un’atmosfera dorata come quelle eseguite a Costantinopoli, via via fino ad arrivare alla lu-ce rovente e al lirismo delle memorie d’Egitto. Caffi si spinge quindi fino a Gerusalemme, Efeso e Laodicea, fino a Hierapolis, che immortala in un capolavoro, dalla luce onirica e di suadente magia, con il quale si chiude la mostra.

Collegamenti:
Comunicato stampa
correr.visitmuve.it/it/mostre/mostre-in-corso/mostra-ippolito-caffi-1809-1866/2016/04/17732/ippolito-caffi-1809-1866-tra-venezia-e-loriente/
www.venezia.net/25/05/2016/museo-corer-mostra-ippolito-caffi-tra-venezia-e-oriente.html
www.coopculture.it/events.cfm?id=473
www.online-news.it/2016/05/29/ippolito-caffi-tra-venezia-e-l%E2%80%99oriente-mostra-a-150-anni-dalla-morte/#.V77IdTVSIlM
www.arte.it/foto/ippolito-caffi-i-colori-della-libert%C3%A0-687